Primavera. Infine.

La stagione dell’attesa cammina indolente per mesi con quel vecchio irascibile di Mastro Inverno. La Natura stessa ce lo dimostra ogni anno: il letargo degli animali, la sonnolenza del bosco raggomitolato sotto la neve morbida, le porte sbarrate dei boccioli appesi ai rami, le terra serrata come lastra di pietra… Gli esseri viventi se ne stanno lì, per interi mesi, lavorando al risparmio, muovendosi il meno possibile per non disperdere calore, tutti curvi ad occhi bassi, prendendo tempo ed osservando i fiori di neve che si spargono fuori dalla finestra, cullati dall’indolenza.

C’è sempre un istante, però, in cui la selvatica Primavera scioglie i lacci del cappotto che si porta addosso e decide che non indugerà. Perché in Primavera non si aspetta più ed il profumo che entra senza bussare non sa la pazienza cosa sia. Ed è allora balletto di riccioli caldi di brezza, svolazzo di petali e rondini, scricchiolio di vita che, sotto la residua superficie di Mastro Inverno, crepita e scalpita per una lama di sole…

L’attesa è finita.

Benvenuta Primavera.

Era ora.

 (21 Marzo 2014)

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